“Il dì 10 novembre (1886) alla stazione Principe di Genova si era in grande agitazione: si temeva che qualche disgrazia fosse accaduta, perché il treno raccoglitore che doveva giungere poco dopo le ore 6 dalla linea Ventimiglia, non era peranco arrivato e non se ve avea alcuna notizia. Intanto il capo stazione di Albenga telegrafava all’ispettorato principale di Genova, essendogli pervenuta notizia che il treno era precipitato in un torrente in seguito alla rottura di un ponte, che tutte le persone addette al servizio di questo erano rimaste vittima del disastro; e soggiungeva che si recava immediatamente sul posto per accertarsi del fatto, riservandosi di fornire telegraficamente precise notizie. Ad Albenga tutte le strade erano allagate; l’acqua inondava le botteghe e le case fino al primo piano. Ma altre persone domandavano soccorso. I cavalli e buoi venivano trascinati fino al secondo piano delle case per salvarle dalla spaventosa corrente del Centa, che aveva già inghiottito un disgraziato che non fu abbastanza sollecito a porsi in salvo. In quanto il treno ferroviario, Ecco come erano andate le cose. Il guardiano della linea fra i caselli numero 80 e 81, quantunque piovesse dirottamente, s’era recato tra le 4.30 e le cinque pom. a sopravvedere […]